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LA FLESSIBILITÀ CHE CONTA DAVVERO NELLO YOGA.

Come ho trasformato un difetto in un dono sul tappetino

La mia storia, lo Yoga per chi si sente ‘di legno’

Ricordo ancora la sensazione di imbarazzo dei primi tempi sul tappetino da Yoga.
Intorno a me vedevo mani che sfioravano il pavimento senza sforzo, corpi flessuosi e sorrisi rilassati.
Le mie mani, invece, si fermavano ostinatamente a metà gamba, inoltre a ogni allungamento sentivo tirare tutto, provavo un certo fastidio e non vedevo l’ora che quella posizione finisse.
La domanda che mi martellava dentro era sempre la stessa:
“Cosa ci faccio qui? Forse lo Yoga non fa per me.”
Per molto tempo sono stata convinta che la mia rigidità fosse una barriera insormontabile.
Ovunque guardassi: su riviste, libri o social, lo yoga sembrava riservato a chi era già elastico e sciolto, quasi una disciplina per pochi “eletti”.
Ma col tempo ho scoperto che proprio la mia mancanza di flessibilità era, in realtà, la mia forza segreta.
Quello che voglio condividere qui non è solo una storia, ma una piccola verità personale; la sensazione di essere “fuori posto” in una classe di Yoga è più comune di quanto sembri.

Piccola nota per i super-flessibili

Prima che qualcuno pensi il contrario: questo articolo non vuole certo “demonizzare” chi è naturalmente elastico. Anzi, se riesci ad annodarti come un pretzel umano… ti ammiro sinceramente!
Qui, però, voglio solo tendere una mano (e magari un blocco Yoga) a chi, come me, ha conosciuto la frustrazione di sentirsi “di legno”.
Lo Yoga, in fondo, ci insegna che ogni corpo è diverso, e c’è spazio sul tappetino per tutti; flessibili, rigidi e ogni meravigliosa sfumatura in mezzo.
Quindi, se sei sciolto come una fettuccina o ti senti un po’ spaghetti crudi… sei il benvenuto lo stesso!

La flessibilità non è un requisito

Quante volte mi capita di sentirmi dire: “Io sono di legno, quindi non posso fare Yoga!”
E ogni volta sorrido, perché quella frase la conosco bene.
La realtà è questa: la flessibilità non è il punto di partenza, ma una delle tante possibili destinazioni del viaggio.
Non esiste un test di ingresso fatto di spaccate e torsioni. Lo Yoga è uno spazio aperto a tutti, qualunque sia il punto di partenza.

“Lo Yoga non si misura da quanto ti pieghi, ma da quanto riesci a lasciar andare.”
T.K.V. Desikachar

La pratica non richiede che tu sia già “pronto” o perfetto, richiede solo curiosità, ascolto e un pizzico di coraggio.

Cosa conta davvero nello Yoga?

La vera trasformazione dello Yoga, almeno per me, non è mai stata riuscire a toccare le punte dei piedi, ma cambiare prospettiva su me stessa.

  • Ho imparato ad ascoltare il mio corpo e ad accettare i suoi confini senza giudizio, ma con lo sguardo oltre l’orizzonte.

  • Ho scoperto la gentilezza e la pazienza verso me stessa, qualità che raramente coltiviamo nella vita di tutti i giorni.

  • Ho capito che la presenza, il respiro e la consapevolezza sono molto più importanti di qualsiasi prestazione fisica.

E soprattutto, ho imparato a gioire di quei piccoli progressi che solo io vedevo e che, col tempo, hanno costruito la mia sicurezza e la mia serenità.

Il mio “difetto” diventato alleato e risorsa per chi insegno.

Per tanto tempo ho pensato che la mia rigidità fosse uno svantaggio, qualcosa da nascondere o superare in fretta.
Oggi mi accorgo che, invece, è stata, e continua ad essere, una preziosa maestra.
Non mi sento affatto “arrivata”. Ogni lezione, ogni allievo che incontro, mi ricorda quanto sia importante mettersi nei panni degli altri e cercare insieme piccoli passi possibili.

Questa esperienza mi ha portato, più che a dare “lezioni”, a condividere tentativi, aggiustamenti, a cercare soluzioni nuove per chi, come me, a volte si sente bloccato o fuori posto.
Non ho tutte le risposte, ma conosco bene quella sensazione e proprio per questo credo di poter offrire ascolto, empatia e qualche spunto utile.

Quando un allievo, dopo settimane, riesce a sfiorare le ginocchia o a sentire meno tensione nelle anche, mi emoziono sinceramente con lui o lei.
Perché la gioia non sta solo nell’acrobazia, ma nella possibilità di riscoprirsi, un po’ alla volta, insieme.

“Sthira Sukham Āsanam”
(Yoga Sūtra di Patañjali, II.46)

Questa celebre frase in sanscrito significa che l’āsana (la posizione Yoga) dovrebbe essere stabile e confortevole.
Mi piace ricordarla spesso, perché ci ricorda che lo Yoga non è una gara di elasticità o forza, ma una pratica che invita ognuno a trovare equilibrio e benessere nel proprio corpo, qualunque esso sia.
Stabile e confortevole, è lì che la vera trasformazione comincia.

Cosa dice la scienza sulla flessibilità e perché non devi preoccuparti.

Anche la scienza conferma quello che ho sperimentato in prima persona: la flessibilità si allena, migliora a qualsiasi età e porta benefici reali ben oltre il “toccare le punte dei piedi”.

Ad esempio, una revisione sistematica pubblicata sull’International Journal of Yoga ha dimostrato che la pratica regolare dello yoga contribuisce in modo significativo a migliorare la flessibilità e l’equilibrio, anche in chi parte da livelli bassi di elasticità (leggi lo studio).

E ancora, una revisione sistematica pubblicata su Age and Ageing ha evidenziato che lo Yoga dona lievi miglioramenti l’equilibrio e la mobilità anche nelle persone sopra i 60 anni (leggi qui lo studio).

Un’altra ricerca, condotta durante la pandemia, ha osservato che donne universitarie che hanno seguito un programma Yoga di 16 settimane hanno registrato un aumento medio di circa 3,5 cm nella flessibilità lombare e delle gambe (leggi qui lo studio).

Sul versante mentale, invece, uno studio condotto su studenti universitari ha mostrato che la pratica dello yoga riduce sensibilmente stress, ansia e tensione mentale, migliorando il benessere generale e la capacità di rilassarsi (leggi qui lo studio).

“La flessibilità del corpo si costruisce, ma quella della mente si allena ogni giorno.”
 B.K.S. Iyengar (parafrasato)

In altre parole, che tu sia giovane o meno, atleta o “di legno”, lo Yoga può aiutarti a sciogliere rigidità e tensioni (non solo fisiche)… e a riscoprire una nuova libertà, dentro e fuori dal tappetino.

Consigli pratici (testati su di me!)

Ecco qualche suggerimento che ho imparato, sulla mia pelle, in questi anni di pratica (e di insegnamento):

  • Usa i supporti: Blocchi, cuscini, pareti, cinghie… Non sono “aiutini”, ma strumenti di rispetto verso se stessi, letteralmente strumenti che ti supportano. Ricordo che per i primi mesi il muro era il mio compagno preferito!

  • Non confrontarti: Ognuno ha la sua storia e il suo corpo. La vera sfida è solo con la versione di te di ieri.

  • Ascolta il corpo e celebra ogni piccolo progresso: Non dimenticherò mai la prima volta che le mie mani sono scese un po’ più in basso. Può sembrare poco, ma per me era un traguardo!

  • Sii costante, ma gentile: Anche pochi minuti al giorno, senza fretta, fanno la differenza.

  • Accetta la lentezza: Il cambiamento arriva quando meno te lo aspetti, spesso in modo silenzioso e graduale.

  • Un piccolo trucco che ha cambiato la mia pratica:
    Col tempo ho scoperto che non serve tenere le gambe dritte a tutti i costi.
    Spesso è molto meglio piegare leggermente le ginocchia e ascoltare profondamente il corpo, invece di inseguire l’idea della posizione “perfetta”.
    Quello che davvero conta è restare nella zona del “piacevole stiramento”, mai nel dolore.
    Ho imparato che lo Yoga non premia chi forza, ma chi si rispetta.
    E ancora oggi, se mi accorgo che sto stringendo i denti per arrivare “più giù”, faccio un respiro profondo, piego un po’ le ginocchia… e mi ricordo che, a volte, è proprio lì che avviene la magia.

FAQ per chi è ancora scettico

Posso iniziare Yoga anche se sono completamente rigido/a?
Sì, e forse proprio tu potresti ottenere più benefici di chi è già elastico!

Quanto tempo serve per diventare più flessibili?
Dipende dalla costanza, dall’età, dallo stile di vita. Ma la vera sorpresa è che il viaggio conta più della meta.

Esiste uno stile di yoga migliore per chi è rigido?
Prova Hatha, Yin, Restorative o Vinyasa lento: l’importante è adattare la pratica alle tue esigenze e ascoltare sempre il tuo corpo.

Hai mai pensato di non poter fare yoga perché ti senti “di legno”?
Raccontami la tua esperienza nei commenti, oppure scrivimi se hai dubbi o paure: sono qui per aiutarti a trovare la tua pratica, senza confronti né giudizi.

LA FLESSIBILITÀ CHE CONTA DAVVERO

Forse il vero miracolo dello yoga non è mai stato toccare le punte dei piedi, ma imparare a non rincorrerle più a tutti i costi.
Quello che oggi sento davvero come conquista non è “riuscire” in una posizione perfetta, ma riuscire ad abitare il mio corpo senza giudicarlo, accogliendo ogni sensazione, anche quella di fatica o di rigidità, con un pizzico di tenerezza.

Ho scoperto che la flessibilità che conta davvero non si misura in centimetri o in traguardi visibili, ma in quanta apertura abbiamo verso ciò che siamo oggi: con i nostri blocchi, i nostri giorni no, le nostre piccole vittorie, e tutto quello che ancora possiamo diventare, domani.
Chi impara a sorridere ai propri “confini” e ad accettare le proprie rigidità si regala la libertà più preziosa, quella di sentirsi finalmente a casa, nella propria storia, così com’è.

Così, oggi, non auguro a nessuno di diventare più elastico o di riuscire a toccare il pavimento con le mani.
Auguro invece a chi legge, e anche a me stessa, ogni volta che rimetto piede sul tappetino, la meraviglia di sorprenderti mentre, piano piano, lasci andare la paura di non essere “abbastanza” e scopri che nello yoga, come nella vita, il vero progresso non è superare qualcosa…
…ma accogliere. Accogliere con fiducia, accogliere con curiosità, accogliere con gentilezza.

Perché lo yoga non è una gara di flessibilità,
ma una dichiarazione d’amore verso chi siamo oggi, così come siamo.

“Lo yoga è un viaggio verso se stessi.”

T.K.V. Desikachar

Ogni respiro, da qui in poi, può diventare davvero il primo passo verso una libertà che forse non avevi mai immaginato, ma che hai sempre meritato.

 

Namasté

Laura

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